Quando nel 1950 sparisce nel nulla, Bruno Pontecorvo è uno dei più grandi scienziati al mondo. Con gli altri “ragazzi di via Panisperna” ha reso Roma capitale della fisica nucleare; ha scoperto come catturare la particella più elusiva dell’universo, il neutrino; ma soprattutto è un comunista che ha lavorato per Stati Uniti e Inghilterra, e nel blocco occidentale le voci si rincorrono: Pontecorvo è scappato in URSS, è una spia dei sovietici, li aiuterà a costruire la bomba.
Per cinque anni niente trapela dalla Cortina di Ferro, finché la firma di Bruno, ora Bruno “Maksimovič” Pontecorvo, appare sulla «Pravda»: rivendica la scelta dell’asilo politico, la nuova vita a Mosca, il sogno di un Paese dell’avvenire a cui era disposto a sacrificare tutto il resto: sapeva di avere un biglietto di sola andata.
Giuseppe Mussardo, fisico a sua volta, si mette sulle tracce di un personaggio «che sembra uscire dalle pagine di un romanzo
hard-boiled», non meno elusivo delle sue particelle. Sebbene abbia sempre negato di essere una spia, il segreto rimane intatto: di che informazioni era in possesso? Ha davvero contribuito all’atomica di Stalin? Conoscere la sua storia significa accettare il contagio di una «strana malattia» dalla «cura ignota».
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