Manifesto per la soppressione dei partiti politici

Manifesto per la soppressione dei partiti politici

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Il semplice uso delle parole democrazia e repubblica obbliga a interrogarsi con estrema attenzione sulle seguenti questioni: come dare all'uomo la possibilità di esprimere il proprio giudizio sui grandi problemi della vita pubblica? Come impedire che circoli tra il popolo, nel momento in cui sta esprimendo la sua volontà, una sorta di rabbia distruttiva collettiva? Non è possibile parlare di legittimità repubblicana senza pensare a queste due domande. Non è facile trovare delle soluzioni, ma è evidente, dopo un attento esame, che qualsiasi soluzione implica, prima di tutto, la soppressione dei partiti politici. Pubblicato per la prima volta nel 1950, a sette anni dalla scomparsa dell'autrice, il manifesto di "Simone l'eretica" venne interpretato come una lancinante profezia antistalinista: un testo in cui si afferma che aderire all'ideologia di un partito, in determinate condizioni storiche, significa rinunciare a pensare.

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Sull'autore

Simone Weil

Scritto durante l’esilio londinese, il saggio muove da una riflessione critica sulla parola “persona” che aveva fondato la corrente del personalismo di Emmanuel Mounier. Il testo è però molto più che l’espressione di una rivendicazione semantica: è una luminosa meditazione filosofica sulla nozione di “diritto”, di “democrazia”, di “giustizia”, di “male” e di “bellezza”. Weil riflette sul fondo nascosto, impersonale, di ciascuno di noi, da cui risale la domanda: «Perché mi si fa del male?», l’unica in grado di dare fondamento al rispetto dovuto a ogni essere umano e alla sua esigenza di giustizia. Il «grido muto» che riaffiora in queste pagine, nella sua semplice immediatezza, smantella i cardini dell’intera riflessione politica dell’Occidente: il primato dei diritti individuali, il culto delle idee astratte, il predominio del linguaggio razionale su qualsiasi altro.

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