A quasi dieci anni dalla sua ultima partita ufficiale in un polveroso campo della provincia lombarda, Dario Hübner si racconta nella sua prima autobiografia. Cresciuto a Muggia, nel triestino, al confine con l’allora Jugoslavia, fino a 20 anni montava infissi e finestre giocando in Prima Categoria nella squadra del suo paese. Il passaggio al professionismo, gli anni di C, la Cadetteria e l’esordio in Serie A con la maglia del Brescia. Un fuoriclasse che non ha mai rinunciato ai piccoli piaceri della vita. Un personaggio romantico e nostalgico, che ha sempre messo gli affetti davanti a tutto e tutti, pur in un mondo avido e scintillante come quello del pallone. Il Re dei bomber di provincia, capocannoniere in Serie A, B e C1, che ha saputo conquistare il cuore di milioni di tifosi e che oggi racconta un calcio che non c’è più. Un simbolo per una generazione intera. Uno di noi, che ce l’ha fatta, tirando calci a un pallone ma soprattutto restando sempre fedele a se stesso.
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Sull'autore
Dario Hubner
Dario Hübner (Trieste, 1967) è un ex calciatore, di ruolo attaccante, in attività tra il 1987 e il 2011. In carriera ha segnato più di 300 gol indossando 15 casacche diverse tra dilettanti e professionisti. Passato alla storia come il «Re dei bomber di provincia», è l’unico giocatore – insieme a Igor Protti – ad aver vinto la classifica cannonieri dei tre maggiori campionati italiani (Serie A, B e C1), rispettivamente con le maglie di Piacenza, Cesena e Fano. Soprannominato il Bisonte o Tatanka, oggi allena l’ASD Verso Onlus – Accademia Fabrizio Lori, squadra di Mantova composta da atleti con disabilità cognitivo-relazionali, iscritta al neonato campionato di Quinta Categoria.