"Verso le nove di un tetro giorno di novembre il cigolare della chiave nella pesante serratura della mia cella nel carcere della Lubjanka precedette l'apparizione delle due atletiche guardie, che entrarono con piglio risoluto... Erano trascorsi ormai dodici mesi dal mio arresto avvenuto a Pinsk il 19 novembre 1939, e quel giorno doveva risultare importante per me: mi apprestavo infatti a essere processato dinanzi alla Suprema corte sovietica. Soltanto un anno prima, quando durante la riunione organizzata da mia madre per festeggiare il mio ritorno erano apparsi gli uomini della polizia segreta russa, ero il tenente Rawicz della cavalleria polacca: ventiquattro anni, snello ed elegante nell'uniforme di buon taglio, con gli stivali lucenti." In seguito al processo Slavomir Rawicz venne condannato come spia a 25 anni di lavori forzati in Siberia. Il viaggio da Mosca al campo di prigionia durò tre mesi, nel cuore dell'inverno. Moltissimi prigionieri morirono durante il tragitto; Rawicz sopravvisse e nella primavera successiva organizzò la fuga con altri sei condannati. Nel giugno del 1941 attraversarono la linea ferroviaria transiberiana e si incamminarono verso sud. La marcia durò quasi un anno, più di 6500 chilometri a piedi attraversando alcuni tra i territori più inospitali della terra tra deserti e ghiacci. Coloro che sopravvissero alle terribili difficoltà del percorso raggiunsero l'India nel marzo del 1942 e lì furono salvati e curati dagli inglesi. Leggendo la terribile odissea affrontata da Rawicz e dai suoi compagni si ha la sensazione di essere lì con loro, a soffrire la fame, al sete, il gelo così come a condividere momenti di intensissimo calore umano, di generosità e di puro eroismo.
Dettagli libro
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Editore
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Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
288 -
Argomento
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Collana
Sull'autore
Slavomir Rawicz
Slavomir Rawicz (1915-2004), dopo le vicende narrate in The Long Walk (Tra noi e la libertà), si stabilì in Gran Bretagna. Solo molti anni dopo, nel 1956, decise di raccontare la sua terribile esperienza in un libro, che da allora è stato tradotto in venti lingue ed è stato anche trasposto nel film The Way Back per la regia di Peter Weir.