«Alfio Caruso ricostruisce trenta mesi di Grande Guerra con forza di documentazione e brillantezza di scrittura.»
Il Giorno - Antonio Calabrò
«Nomi come Giolitti, Crispi e Vittorio Emanuele III, incontrati nei libri di storia a scuola, perdono la loro aura di astrattezza e si muovono, attraverso la felice penna di Caruso, nella concretezza dei loro caratteri, delle loro rivalità e delle loro ambizioni sullo sfondo delle trasformazioni economiche e sociali del giovane Regno d'Italia.»
La Sicilia
«I fatti di Caporetto furono un intreccio di vicende diverse, anche controverse e di differente valore militare e politico. Una pagina da rileggere con maggiore attenzione. Lo fa, con forza di documentazione e brillantezza di scrittura, Alfio Caruso.»
Il Piccolo - Antonio Calabrò
«E all’improvviso tanti di coloro che erano scappati, tanti di coloro che avevano alzato le mani tornarono indietro per afferrare il fucile e combattere.»
La battaglia di Caporetto è stata la più grave sconfitta della storia italiana, che solo il sacrificio di migliaia e migliaia di ragazzi, spesso rimasti senza nome, non ha trasformato in una disfatta definitiva. Fu l’epicentro di trenta mesi di guerra condotta con scarso criterio ed enorme disprezzo della vita umana. Tra gli intrighi della politica e della massoneria, un governo ostaggio del comandante in capo Cadorna, l’uomo sbagliato nel posto sbagliato, e gli errori strategici di Badoglio, milioni di contadini, operai e artigiani, poco addestrati e male armati, vennero mandati al massacro contro le micidiali mitragliatrici austriache. Così il 24 ottobre 1917 l’Italia fu a un passo dalla resa e tuttavia, nel momento più difficile, scattò in tantissimi il desiderio di non darla vinta al nemico storico.
Alfio Caruso racconta i giorni dell’angoscia per salvare i cannoni, bloccare i commandos del giovanissimo Rommel, la battaglia casa per casa di Udine, l’estrema resistenza sul Piave, la controversa sostituzione di Cadorna con Diaz, il salvataggio di Badoglio grazie agli incantesimi della massoneria. Fino a quando il costante logorio delle armate austro-tedesche consentì all’Italia di respingere, nell’estate del 1918, l’estrema offensiva e di avviare il contrattacco risolutore.
Il Giorno - Antonio Calabrò
«Nomi come Giolitti, Crispi e Vittorio Emanuele III, incontrati nei libri di storia a scuola, perdono la loro aura di astrattezza e si muovono, attraverso la felice penna di Caruso, nella concretezza dei loro caratteri, delle loro rivalità e delle loro ambizioni sullo sfondo delle trasformazioni economiche e sociali del giovane Regno d'Italia.»
La Sicilia
«I fatti di Caporetto furono un intreccio di vicende diverse, anche controverse e di differente valore militare e politico. Una pagina da rileggere con maggiore attenzione. Lo fa, con forza di documentazione e brillantezza di scrittura, Alfio Caruso.»
Il Piccolo - Antonio Calabrò
«E all’improvviso tanti di coloro che erano scappati, tanti di coloro che avevano alzato le mani tornarono indietro per afferrare il fucile e combattere.»
La battaglia di Caporetto è stata la più grave sconfitta della storia italiana, che solo il sacrificio di migliaia e migliaia di ragazzi, spesso rimasti senza nome, non ha trasformato in una disfatta definitiva. Fu l’epicentro di trenta mesi di guerra condotta con scarso criterio ed enorme disprezzo della vita umana. Tra gli intrighi della politica e della massoneria, un governo ostaggio del comandante in capo Cadorna, l’uomo sbagliato nel posto sbagliato, e gli errori strategici di Badoglio, milioni di contadini, operai e artigiani, poco addestrati e male armati, vennero mandati al massacro contro le micidiali mitragliatrici austriache. Così il 24 ottobre 1917 l’Italia fu a un passo dalla resa e tuttavia, nel momento più difficile, scattò in tantissimi il desiderio di non darla vinta al nemico storico.
Alfio Caruso racconta i giorni dell’angoscia per salvare i cannoni, bloccare i commandos del giovanissimo Rommel, la battaglia casa per casa di Udine, l’estrema resistenza sul Piave, la controversa sostituzione di Cadorna con Diaz, il salvataggio di Badoglio grazie agli incantesimi della massoneria. Fino a quando il costante logorio delle armate austro-tedesche consentì all’Italia di respingere, nell’estate del 1918, l’estrema offensiva e di avviare il contrattacco risolutore.
Book details
-
Publisher
-
Language
Italian -
Original language
Italian -
Publication date
-
Page count
330 -
Theme
-
Collection
About the author
Alfio Caruso
Alfio Caruso, nato a Catania nel 1950, è autore di sette romanzi, thriller politici e di mafia: Tutto a posto (1991), I penitenti (1993), Il gioco grande (1994), Affari riservati (1995), L’uomo senza storia (Longanesi, 2006), Willy Melodia (2008), L’arte di una vita inutile (2010) e di due saggi di sport con Giovanni Arpino. Con Longanesi ha inoltre pubblicato: Da cosa nasce cosa (2000, nuova edizione 2008), Italiani dovete morire (2000), Perché non possiamo non dirci mafiosi (2002), Tutti i vivi all’assalto (2003), Arrivano i nostri (2004), In cerca di una patria (2005), Noi moriamo a Stalingrado (2006), Il lungo intrigo (2007), Io che da morto vi parlo (2009), Milano ordina: Uccidete Borsellino (2010), L’onore d’Italia (2011), La battaglia di Stalingrado (2012), Un secolo azzurro. Cent’anni di Italia raccontati dalla nazionale di calcio (2013), Quando la Sicilia fece guerra all’Italia (2014), Con l’Italia mai! (2015), 1961. Il migliore anno della nostra vita (2016) e Caporetto (2017). Presso Salani è apparso Breve storia d’Italia (2001). Il suo sito internet è: www.alfiocaruso.com