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Un plotone di soldati guidati da un tenente pieno di umanità; una postazione strategica collegata alla trincea italiana da un camminamento esposto al fuoco nemico; sul fronte opposto, un cecchino infallibile: sono questi gli elementi dai quali prende vita il drammatico testo di De Roberto. Definito da Gabriele Pedullà «uno dei vertici del racconto italiano dell’intero xx secolo», La paura (1921) denuncia senza reticenze l’orrore della guerra: un inferno senza scampo in cui, davanti alla morte che colpisce con meccanica e indiscriminata serialità, ogni eroismo cede all’istinto primordiale di sopravvivenza. Ma persino quest’ultimo vacilla quando l’angoscia si fa terrore. Col suo straziante colpo di scena finale, la novella di De Roberto non offre vie di fuga, lasciandoci soli di fronte agli eterni interrogativi di ogni conflitto: il senso della guerra, il valore della disciplina e del sacrificio, la paura dei coraggiosi.

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Sull'autore

Federico De Roberto

Federico De Roberto (Napoli 1861 - Catania 1927) abbandonò a vent’anni gli studi di matematica e fisica per dedicarsi all’attività letteraria e giornalistica. Aderì al verismo, considerando Verga e Capuana i suoi maestri. Suo capolavoro sono I viceré, uno dei maggiori romanzi italiani dell’Ottocento.

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